La Festa dei Morti in Sicilia: a Catania al via la Fiera e “Notte di zucchero”. La tradizione tra passato e presente

Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. (…)

(Andrea Camilleri, “Il racconto del giorno dei morti”)

Come da tradizione, la Sicilia si sta preparando per la ricorrenza di novembre più sentita in tutta l’isola: le celebrazione della festa dei Morti. Celebrazioni religiose, momenti di raccoglimento in famiglia, preparazione dei cibi tipici della tradizione e il ricordo delle persone care che non ci sono più. I defunti, idealmente, ritornano sulla terra. Ancora oggi, nella notte che segna il passaggio dalla festa di Ognissanti a quella dei Morti, nelle abitazioni siciliane vengono nascosti dei regali per i bambini. A loro il compito di trovarli, tramite una piccola caccia al tesoro. Sono i regali che- per tradizione- si racconta essere stati portati in dono dai morti. Una tradizione, questa, più radicata nei tempi andati, ma che molte famiglie continuano ancora a perpetrare.

Così come avviene per molte altre festività religiose, anche questa è una ricorrenza che si svolge all’insegna del consumismo: non si acquistano soltanto i regali da far trovare ai propri bimbi, ma anche tantissimi dolci tipici del periodo (le “ossa dei morti”, i pupi di zucchero, e la più comune frutta martorana). Col tempo, i commercianti hanno dato vita a delle vere e proprie Fiere nelle quali è possibile reperire di tutto, e quindi anche oggetti acquistabili nei negozi in qualunque periodo dell’anno. È il caso della catanese Fiera dei morti, che da ieri fino al prossimo 3 novembre sarà aperta all’ex mercato ortofrutticolo di San Giuseppe la Rena.

La Fiera, disposta su 10mila metri quadrati di spazio e animata da 130 espositori, sarà inaugurata proprio oggi, domenica 27 ottobre (ore 10:30) alla presenza del sindaco di Catania Salvo Pogliese e dell’assessore alle Attività Produttive Ludovico Balsamo. Il mercatino sarà aperto, per tutti i giorni della sua durata, dalle ore 09:00 alle ore 24:00. Sarà possibile parcheggiare nei pressi della Fiera, negli stalli allestiti appositamente: i biglietti saranno venduti in loco e avranno un prezzo di 2 euro per tutta la giornata.

I bambini saranno, invece, i principali protagonisti di “Notte di zucchero”, una manifestazione che si svolgerà a Catania nella giornata del 2 novembre (a partire dalle ore 10:00) negli spazi cittadini compresi tra Piazza dell’Università e Teatro Machiavelli. L’obiettivo primario che si pone “Notte di zucchero” è quello di riscoprire la tradizione di una festa dedicata, quindi, anche ai bambini. L’evento, organizzato da KidsTrip, vedrà la realizzazione di laboratori, spettacoli, reading, con la presenza di artisti di strada e dell’autobooks, la biblioteca quattro ruote itinerante. La partecipazione è gratuita.

Festa dei Morti, qualche pillola dal passato: le radici pagane

La Festa dei morti che oggi si celebra, tradizionalmente, il 2 novembre di ogni anno è il frutto di una commistione di riti, pagani e cristiani, antica di quasi duemila anni. In Sicilia, come in altri luoghi dell’impero romano, la nuova religione di Stato (proclamata tale nel 380 d.C. dall’imperatore Teodosio) cercò di assimilare le caratteristiche dei culti già vigenti per poi sostituirli definitivamente nel modo meno traumatico possibile. È per questo che oggi il nostro 2 novembre è ricco di suggestioni e di echi che affondano le loro radici in credenze già comuni agli antichi, come quella della comunicazione tra mondo dei morti e mondo dei vivi.

Nella Roma repubblicana, nelle giornate che oggi corrispondono ai nostri 9, 11, e 13 maggio, si celebravano delle festività conosciute con il nome di “Lemuria” o “Lemuralia” (il nome deriva dai “Lemuri”, letteralmente gli “spiriti della notte”). L’istituzione di queste feste dedicate al culto dei morti si fanno risalire alla mitica fondazione della stessa Roma: si credeva che a istituirle fosse stato lo stesso Romolo, il primo re, per placare l’ira dello spirito del fratello Remo, morto per mano sua. Il rituale che veniva eseguito, nelle case private dei romani, lo conosciamo grazie alla descrizione che Ovidio ci lascia nei suoi “Fasti”. Alla mezzanotte il pater familias gettava in terra, alle sue spalle e senza voltarsi,  delle fave nere pronunciando le parole “Manes exite paterni” (= uscite spiriti degli antenati). Il rito prevedeva anche che venissero percosse le pentole. In questo modo si credeva che gli spiriti negativi, tornati dall’Ade per fare del male ai vivi, venissero ricacciati indietro.

Ancora, i romani avevano un’altra tradizione che oggi si tende a paragonare all’ Halloween di matrice anglosassone. Parliamo di un rito purificatorio antichissimo, probabilmente influenzato dal mondo etrusco: il Mundus Cereris. A Roma, nel santuario di Cerere, esisteva una fossa circolare dedicata Diis Manibus (agli dei Mani) che idealmente raffigurava tutto l’universo. Questa fossa rimaneva chiusa per tutto l’anno e veniva aperta soltanto in tre giornate: 24 agosto, 5 ottobre e 8 novembre. In questi tre giorni il mondo era aperto (“mundus patet”) ed era connesso agli inferi. Le anime dei defunti potevano quindi tornare sulla Terra e aggirarsi liberamente tra i vivi, che per 24 ore non conducevano alcuna attività ufficiale.

Maria Mento

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