Carnevale, tutte le usanze perdute della tradizione catanese

Abbiamo indagato su quali fossero le antiche usanze in occasione del Carnevale nel Catanese.  A Catania città, dagli anni ’50 a oggi, il Carnevale non ha avuto mai una particolare tradizione. Si facevano solo alcune feste private, ma poi l’abitudine principale è stata sempre quella di spostarsi nelle zone limitrofe e andare a passare il Carnevale nei paesi della provincia dove facevano feste in piazza e si realizzavano sfilate e parate di carri allegorici e infiorati: in particolare ad Acireale (dalla lunga e grande tradizione che è giunta fino a oggi), Paternò e Misterbianco.

Il periodo di Carnevale iniziava con il Giovedì de cummari e la settimana successiva si proseguiva con il Giovedì grasso. Il Giovedì de cummari era festeggiato dalle donne, che si riunivano in mattinata, stavano insieme e cucinavano maccheroni “con il ferro” ( la pasta preparata con farina di frumento, acqua e sale, si faceva a tocchetti e poi si stendeva con un arnese adatto simile a un fuso), stufato, salsiccia, panzerotti, cannoli (le quali “scocce” venivano realizzate avvolgendo l’impasto in delle canne).

A quei tempi si ci rivolgeva alle sarte per avere un abito di Carnevale, molti li affittavano, altri indossavano vecchi abiti o semplicemente mantelli e maschere. Nei paesini del catanese, le sere di Carnevale, molte famiglie aprivano le loro case per far festa, le porte rimanevano aperte ed era possibile fare un tour nelle diverse dimore vestiti in maschera. La stanza più grande veniva adibita a sala da ballo, con le sedie disposte nel perimetro e, in una stanza adiacente, gli anziani stavano in crocchio davanti alla conca. La musica era prodotta con il giradischi, c’era tantissima confusione, i luoghi si affollavano incredibilmente, si ballava e si coglieva l’occasione per socializzare, divertirsi e avere qualche primo batticuore. C’era molta più semplicità, ci si accontentava di poco e le emozioni e il divertimento erano assicurati e autentici.

Nelle piazze principali si metteva la musica per le danze e tutti (grandi e bambini) uscivano mascherati, si partecipava con più naturalezza. Poi, negli anni ’80 e ’90 molte amministrazioni comunali hanno iniziato a organizzare ogni anno dei concorsi con in palio dei premi per i migliori gruppi in maschera e carri allegorici. In seguito, sono cambiate molte abitudini e stili di vita, è subentrata una crisi sia economica che di valori e molte cose sono andate perdute, ma l’iniziativa e la sensibilità di alcune associazioni culturali e ricreative  cerca ancora di ripristinare lo spirito di questa allegra e piacevole festa.

M. Lorenza Salamone

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